COVID-19: cosa cambia nelle operazioni di primo soccorso?
L’arresto cardiocircolatorio costituisce la principale causa di morte nel nostro paese (i casi di morte cardiaca improvvisa in Italia sono stimati tra 50.000 e 70.000 per anno). E tra i casi che necessitano di Rianimazione CardioPolmonare (RCP) cxi sono anche quelli correlati all’annegamento che conta circa 400.000 decessi l’anno in tutto il mondo e circa 400 in Italia. Per affrontare questi numeri servono “moderne strategie di contrasto, compresa l’attività di prevenzione, formazione ed intervento”.
Il problema è che l’attuale pandemia da SARS-CoV-2 “ha innalzato il livello di pericolosità per tutti i soccorritori (laici e sanitari) a causa della possibilità di contagio tramite la produzione di droplets e aerosol durante le manovre di rianimazione cardiorespiratoria”.
L’OMS, infatti, “ha considerato tali manovre salvavita – pure se indispensabili e da effettuare senza indugio – come altamente a rischio di contaminazione virale per tutti i soccorritori e in quanto tali da effettuare con specifiche precauzioni”.
E dunque per tale motivo è stato necessario “apportare delle modifiche ad interim ai protocolli di rianimazione (BLS-D: Basic Life Support and Defibrillation) universalmente riconosciuti”.
Ad affermarlo è una recente circolare del Ministero della Salute, la Circolare del 5 giugno 2020 che ha in oggetto “Indicazioni emergenziali per il contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nelle operazioni di primo soccorso e per la formazione in sicurezza dei soccorritori”.
( Tratto da Punto Sicuro il quotidiano sulla sicurezza su lavoro, ambiente, security )
(https://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/coronavirus-covid19-C-131/covid-19-cosa-cambia-nelle-operazioni-di-primo-soccorso-AR-20193/)