COVID-19: un protocollo per gestire gli impianti di climatizzazione
Nelle scorse settimane abbiamo ripreso a parlare della qualità dell’aria negli ambienti di vita e di lavoro durante l’emergenza COVID-19 con riferimento all’uso corretto degli impianti di climatizzazione e ventilazione. Un tema che avevamo già affrontato nei mesi scorsi attraverso la raccolta di documenti, contributi sul tema o attraverso la presentazione del Rapporti ISS COVID, come ad esempio il Rapporto n. 33/2020 relativo alle “ Indicazioni sugli impianti di ventilazione/climatizzazione in strutture comunitarie non sanitarie e in ambienti domestici in relazione alla diffusione del virus SARSCoV-2”.
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato anche una intervista all’ing. Adriano Maggi della Consulenza Tecnica per l’Edilizia dell’Inail, nonché RSPP della Direzione generale Inail e responsabile della manutenzione di diversi impianti in Inail. Nell’intervista, dal titolo “ Climatizzazione: come regolare gli impianti per ridurre il rischio COVID-19?”, non solo si forniscono utili risposte ai dubbi relativi all’utilizzo corretto degli impianti di climatizzazione e ventilazione, ma si consiglia anche la lettura di utili documenti. E tra i documenti consigliati dall’ingegner Maggi – per le aziende, per i tecnici, per i manutentori degli impianti – si accenna, tra le altre, alle linee guida di AICARR (Associazione Italiana Condizionamento dell’Aria Riscaldamento e Refrigerazione), un’associazione che si occupa delle problematiche relative all’uso consapevole dell’energia e delle risorse naturali e dell’innovazione delle infrastrutture energetiche, sia nel settore impiantistico che in quello edilizio.
Proprio per favorire la diffusione di informazioni per i tecnici e le aziende, ci soffermiamo oggi su un documento prodotto da Aicarr – dal titolo “Protocollo per la riduzione del rischio da diffusione del SARS-CoV-2 nelle operazioni di gestione e manutenzione degli impianti di climatizzazione e ventilazione esistenti” – per dare agli operatori del settore utili indicazioni su come operare sugli impianti esistenti.
Il protocollo, la trasmissione del virus, la climatizzazione e la ventilazione
Il Protocollo Aicarr è suddiviso in tre sezioni principali “con le seguenti finalità:
fornire informazioni di carattere generale, di inquadramento della problematica, per poi passare alle tipologie impiantistiche presenti negli edifici e alle loro specificità in funzione della destinazione d’uso in cui sono chiamati a operare;
fornire indicazioni aggiuntive rispetto alle normali operazioni di ordinaria gestione e manutenzione degli impianti, al fine di tenere conto delle nuove e più stringenti condizioni di funzionamento o delle eventuali modifiche impiantistiche incorse durante questa recente fase di pandemia;
fornire indicazioni sulle strategie di pulizia e disinfezione di ogni sezione dell’impianto oggetto di intervento.
Si segnala che il documento si basa sulle ultime evidenze scientifiche e sulle prassi disponibili per la riduzione del rischio di propagazione per via aerea (aerosol) del SARS-CoV-2 “tramite un impiego corretto degli impianti di climatizzazione ambientale e di ventilazione”.
Le indicazioni fornite “sono basate sul principio della massima sicurezza (oppure cautela), quindi senza una distinzione a priori in base alla tipologia specifica e vetustà degli impianti o della loro qualità progettuale, installativa, dei loro componenti e del livello di gestione e manutenzione”.
Il documento ricorda che le modalità di trasmissione del SARS-CoV-2 da persona a persona “sono principalmente tre:
1. per contatto ravvicinato e diretto con una persona infetta;
2. per inalazione di goccioline liquide prodotte dalla persona infetta;
3. tramite contatto con superfici contaminate dal virus”.
E ai fini delle modalità di trasmissione “è determinante il fatto che le persone infette tossendo, starnutendo, parlando e respirando emettono goccioline di liquido infettate con il virus (droplets) di dimensioni maggiori a 5 μm di diametro, che possono:
propagarsi a breve distanza, depositandosi sulle superfici vicino alla persona infetta e quindi essere poi riprese da chi tocca tali superfici (contatto indiretto);
essere inalate da chi si trova vicino alla persona infetta o in un ambiente contaminato”.
In particolare il contatto diretto con le secrezioni respiratorie “sembra essere, in queste situazioni, la principale via di trasmissione; a oggi le fonti ufficiali riportano evidenze della possibile trasmissione per via aerea tramite particelle inferiori ai 5 μm di diametro (‘droplet nuclei’, derivanti dall’essiccamento delle droplets più grandi) o particelle di polveri contenenti l’agente infettivo (al contrario delle droplets, quest’ultime possono rimanere nell’aria per lunghi periodi di tempo e percorrere, trasportate da moti turbolenti, diversi metri) in condizioni particolari come quelle ospedaliera o assimilate. In tali ambienti l’esecuzione di alcune procedure può in realtà generare aerosol (come ad esempio l’esecuzione di tampone rino-faringeo, intubazione tracheale, aspirazione bronchiale, broncoscopia, induzione dell’espettorato, rianimazione cardiopolmonare)”.
Chiaramente, al di là della rimozione di ogni possibile fonte di contaminazione, “l’unica modalità utile a contenere un eventuale rischio di infezione da SARS-CoV-2 per via aerea connessa alla presenza di aerosol infetto è quella di trattare gli ambienti interni tramite una adeguata immissione di aria priva di contaminazione”.
A questo proposito il documento indica che:
– allo stato delle conoscenze attuali l’aria esterna è considerata priva di contaminazione e pertanto l’aerazione (ventilazione naturale ottenuta tramite apertura di serramenti) viene comunque considerata, ove possibile, una buona pratica ai fini della riduzione del rischio.
– gli impianti di ventilazione meccanica e gli impianti di climatizzazione ambientale che svolgono anche la funzione di ventilazione possono assolvere tale funzione in modo più efficace della semplice apertura delle finestre, anche perché sono in grado di migliorare la qualità dell’aria esterna con la filtrazione e garantire un ricambio d’aria costante nel tempo”.
In questo senso in presenza di impianti di ventilazione meccanica “le azioni atte a massimizzare la quantità di aria esterna immessa risultano quindi in generale consigliate, tuttavia, per ragioni strettamente energetiche e a seguito di valutazioni di tipo puntuale relative alle tipologie impiantistiche e alla tipologia di ambienti serviti, può risultare opportuno valutare oltre all’immissione di aria esterna anche l’utilizzo di aria ricircolata localmente o a livello centralizzato, integrando ove necessario tramite un idoneo sistema di abbattimento della contaminazione”.
Il documento suggerisce poi, in funzione della tipologia di impianto esistente, “alcune operazioni di gestione e manutenzione, anche straordinarie, che consentano di far operare gli impianti in linea con le attuali disposizioni emergenziali”.
Rimandando ad una lettura integrale del documento è possibile scaricare il documento anche da questo sito: https://www.aicarr.org/Pages/Normative/FOCUS_COVID-19_IT.aspx
( Tratto da Punto Sicuro il quotidiano sulla sicurezza su lavoro, ambiente, security )
https://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/coronavirus-covid19-C-131/covid-19-un-protocollo-per-gestire-gli-impianti-di-climatizzazione-AR-20984/